Cronache private by Valentina Parasecolo

Cronache private by Valentina Parasecolo

autore:Valentina Parasecolo [Parasecolo, Valentina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2023-04-27T13:13:56+00:00


* * *

Non nella speranza di meritarsi la salvezza divina, ma nell’illusione di procurarsi quella terrena, quando don Fortún Garcés seppe cos’era successo a Dobroslava e ai suoi accompagnatori fece della ricerca dei banditi la sua unica ragione di vita. La rabbia lo accompagnava tutti i giorni, e anche nel sonno, quando gli incubi gli ricordavano la morte della promessa sposa, immaginava che l’infelicità potesse trovare riscatto solo nella vendetta. Il suo animo era talmente consumato dall’ossessione di uccidere Aben Lupo che non si preoccupò mai di dare una sepoltura alla principessa.

La storia del viaggio, dell’assedio al castello, del miracolo e del martirio in pochi anni si era arricchita di fantasie e impoverita di ricordi. Con il tempo si erano moltiplicate le versioni, il nome di Dobroslava era stato cristianizzato: Eurosia. Ogni modifica, piccola o grande che fosse, non intaccava la certezza che in quella notte di tempesta a Yebra fosse calata la voce di Dio. Nel frattempo era stata messa una taglia, voluta dalla corona di Aragona e Navarra, che avrebbe intascato chi avesse trovato il nemico dei cristiani.

Ma Guillén, giovane pastore di Orús, nella zona di Yebra, ai racconti e alle promesse prestava poca attenzione perché più che alle parole era abituato alla fatica. L’estate del suo tredicesimo compleanno s’incamminò per raggiungere il padre all’alpeggio. Avrebbe dovuto impiegare poche ore e invece, nonostante conoscesse i sentieri a memoria, si perse. Vagò sotto gli alberi che, apparendogli simili ma sempre diversi, gli rendevano impossibile trovare un punto per orientarsi. Il sole scompariva e riappariva in una danza di illusioni. Guillén non riconosceva più il nord o il sud, l’est o l’ovest. Camminando fino al tramonto, pensando al padre che lo aspettava, si ritrovò sotto la vetta piatta del monte Yebra. Era assetato, quasi come Eurosia e i suoi mentre due anni prima fuggivano dai saraceni. Sentì l’acqua, la vide scendere davanti a una grotta. Seguì il suono e salendo trovò il rivolo che sgorgava da una roccia, sulla radura.

Dall’alto, finalmente, Guillén poté vedere meglio il bosco, riconoscendone i sentieri. Bevve dalla fonte e quando alzò gli occhi, sopra la roccia, c’era una luce: da un raggio bianchissimo proveniva una voce che non aveva sesso né età: «Guillén, qui non viene più nessuno. Gli aragonesi si sono dimenticati di Eurosia ma Dio la vuole glorificare. Prendi i suoi resti che stanno dietro la roccia e portali a valle. Lascia la testa a Yebra. Poi porta il corpo a Jaca e mettilo sull’altare della chiesa, sotto il tabernacolo.»

Dietro la roccia c’era un corpo rivestito di foglie gialle: sembravano la pelliccia di un animale d’oro. La testa appoggiata tra i seni aveva gli occhi chiusi, i lunghi capelli scendevano dal busto e s’intrecciavano all’erba. Eurosia era intatta come il giorno in cui era morta. Guillén obbedì alla voce. Avvolse il corpo nella sacca in cui teneva gli attrezzi per l’alpeggio e si rimise in cammino: improvvisamente conosceva la strada.

Arrivò a Yebra, dove lasciò la testa della santa al parroco. Quindi camminò tutta la notte e arrivò a Jaca.



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